Nov 8, 2018 |
Nablus/Sichem
Non è facile parlare di questa grande città, del complesso mondo palestinese.
Nablus, con i suoi 200.000 abitanti, è una delle più importanti e “fiere” città palestinesi. In particolare durante la seconda Intifada (2000-2005) questo è stato uno dei centri della resistenza contro l’occupazione israeliana.
Con l’eccezione dei pochi samaritani e di qualche centinaio di cristiani, Nablus è una città quasi interamente musulmana.
All’arrivo la guida ci conduce subito al monte Garizim per conoscere la storia religiosa dei samaritani. Il loro scisma dagli ebrei si incentra tutto attorno al monte Garizim, che era –ed è –la loro montagna sacra, anziché quella di Gerusalemme.
L’origine della spaccatura è iniziata con il ritorno degli ebrei di Gerusalemme dopo l’esilio. Questi ultimi non riconobbero i samaritani come “autentici” ebrei in quanto si erano mescolati con la popolazione pagana introdotta dai babilonesi. Motivo per cui i samaritani boicottarono la ricostruzione del tempio di Gerusalemme.
Oggi l’orgogliosa comunità è di 750 fedeli. Parlano l’arabo nonché una forma particolare, arcaica, di ebraico. Hanno preservato i loro riti e i loro testi sacri, che si restringono ai cinque libri della Torah.
La visita successiva è al pozzo di Giacobbe. Lo stesso dove Gesù incontra la samaritana.
Una bella chiesa greco ortodossa accoglie questo importante simbolo della storia comune del popolo ebraico e dei cristiani.
Di fronte all’iconostasi si trovano i due ingressi alla cripta con il suo pozzo profondo 32 metri, dal quale, con un certo sforzo, è possibile ancora oggi attingere acqua fresca.
Abbeverarsi e dissetarsi con questa acqua è un forte invito all’accoglienza, alla misericordia e alla riconciliazione. L’oltre della fede non ha mai il limite del peccato.
La città vecchia ha conservato il suo antico tocco orientale, come si nota in particolare tra i formicolanti vicoletti del suq (il bazar).
E la visita si conclude all’imbrunire entrando in un negozio simbolo di questo sito, quello delle spezie e degli oggetti della tradizione domestica e familiare.
Nov 7, 2018 |
Sebastia/Samaria
Omri, quinto re di Israele (882-871 a.C.), acquistò da un uomo di nome Semer un terreno adatto a erigervi una nuova città, che fu chiamata Shomron. La forma “Samaria” deriva dalla traduzione greca del nome Shomron.
Nel 722 a.C. dopo un assedio durato tre anni, gli assiri la presero e la annientarono. La sua distruzione è stata la fine del Regno del Nord
Il cammino da Jenin a Nablus presenta un certo impegno. Dopo aver attraversato una fertile pianura di fondo valle, si scollina più volte in una assolata e brulla montagna. Il versante in vista di Nablus è ricco di ulivo.
Il borgo conserva la rilevanza storica con i resti di una basilica bizantina, trasformata in parte in moschea.
Negli Atti degli apostoli Samaria è la prima città importante –dopo Gerusalemme –in cui venga predicata la Buona Novella. Nel IV secolo Samaria era sede episcopale. Al Concilio di Nicea, nell’anno 325, il vescovo di Samaria vantò il possesso della tomba di Giovanni il Battista. La città decadde dopo l’invasione araba ma riguadagnò importanza all’epoca dei crociati.
All’esterno della città di Sebaste si trovavano una serie di sepolcri, tra cui quello di Giovanni il Battista –o meglio, del suo corpo, perché la testa viene venerata nella moschea omayyade di Damasco. Il sepolcro è stato meta di pellegrinaggi fin dall’epoca cristiana più antica, e lì attorno si è sviluppato il villaggio di Sebastia.
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Nov 6, 2018 |

Zababdeh
Alla stazione di cinema in Jenin incontro il gruppo di pellegrini di Silvano Mezzenzana e mi unisco a loro.
L’uscita dalla caotica Città è una liberazione. Raggiunta la periferia, inizia il nostro “per ager”. Attraversiamo una zona di espansione residenziale. Le abitazioni sono di alto livello sociale.
Pochi chilometri ad ovest e siamo nel villaggio di Burkin, che al di sopra di un gola montana segna il confine tra Samaria e Galilea.
La locale tradizione attribuisce a questo sito la guarigione dei dieci lebbrosi da parte di Gesù.
Vi si trova una deliziosa chiesa bizantina restaurata; in essa è inclusa una grotta che avrebbe offerto rifugio ai dieci lebbrosi. Degni di nota anche una iconòstasi medievale e un seggio episcopale in pietra, presumibilmente di epoca bizantina.
Siamo in una area agricola. L’ulivo è la coltura predominante. E l’olio prodotto si dice essere di eccellente qualità.
Lungo la nostra strada oltrepassiamo una enorme cava di marmo travertino. E la custodia dell’ambiente non sembra essere delle migliori.
Il pomeriggio è allietato un un po’ di pioggia che va ad aumentare l’umidità corporea.
La nostra tappa ci porta Zababdeh.
È un villaggio (ri) costruito nel XIX secolo quando si trasferirono qui alcuni cristiani di Taybe. Ancora oggi vi si trovano una chiesa parrocchiale cattolica romana, una ortodossa greca e una protestante.
L’ospitalità della sera e notte ci viene offerta dalle famiglie della locale parrocchia, che è impegnata in molti servizi alla comunità. La più importante è una scuola che offre istruzione a milleduecento ragazzi.

Nov 5, 2018 |



Lasciato il kibbuz di Mizra, dopo 5 km attraverso la cittadina di Afula. Ancora qualche chilometro e passo per Yizreel/ Izreel. Arrivo ai pochi ruderi della città storica, un tempo fiorente. Ai tempi della Bibbia, era la seconda residenza del re Acab di Samaria. Si svolse qui l’episodio della vigna di Nabot, esempio eccellente dell’etica sociale in vigore nell’antico Israele.
Sono ormai in vista di Jenin, capoluogo dei territori palestinesi e sede dell’autorità. I territori non sono una nazione. E i Palestinesi sono un popolo che occupa una territorio, dove sono cittadini di serie b. Il governo Israeliano è autorità gerarchicamente superiore.
Per entrare in questa zona bisogna oltrepassare un checkpoint, con le caratteristiche di una frontiera vera e propria.
Il checkpoint di Jalamah viene considerato un punto caldo ed un passaggio ritenuto di riguardo. Al mio transito non ho incontrato difficoltà. Due minuti, il tempo del controllo del passaporto. E la domanda di rito: where do you are going?
Un nonno con bianca barba, una facies quasi araba, non è un pericolo. Ha anche lo zaino in spalla, meglio non fargli perdere tempo.
Jenin ha le note di un città e capitale del medio orientale.
È tutta un grande cantiere sia residenziale che di attività produttive e commerciali. Disordine, incuria e immondizie abbondano ovunque.
L’area urbana storica è ancora il caratteristico suq arabo, un formicolio di venditori e di acquirenti. A piedi, in auto, con carretti o moto… un generale movimento caotico vissuto in un indefinibile numero di decibel.
Gli indicatori di una comunità in forte crescita sono evidenti. Abbigliamento, auto, varietà e livello delle proposte commerciali, social… un po’ più di ordine non guasterebbe.
Questo popolo, la gente comune non dà assolutamente segnali destabilizzanti o bellicosi. È evidente la voglia di lavoro e crescita. Anche culturale. Lo testimonia una grande università.
Forse la politica ha bisogno di maggiore educazione alla pace?
Nov 5, 2018 |
93AFCB69-F5A6-4565-AD3F-281EABFE8386Ho vissuto il pomeriggio del 4 novembre all’interno del kibbuz israeliano di Mizrà, pochi chilometri a sud di Nazareth.
Nato nel 1923 da 3/40 fondatori immigrati ebrei da Germania, Polonia e Galizia… hanno dato vita ad una realtà in puro stile socialista collettivista kolkoziano.
Da azienda agricola, nel tempo hanno implementato lo spettro delle opportunità lavorative su molti fronti.
Oggi sono una azienda, gestita con stile ed impegno manageriale. Lo spirito cooperativistico è diventato quota di partecipazione all’azienda. Vivono oggi mille persone.
Non è facile comunicare il messaggio che arriva da questa esperienza sociale.
È un libro aperto di quasi cento anni storia. Di storia incarnata in questa cultura che ha contribuito a generare questa comunità. A far generare ricchezza dentro un pezzo di terra desertica, che è diventata fonte di produzione. Con le sue luci e le sue ombre. Cento anni di lavoro dell’umana intelligenza sono qui di una evidenza straordinaria. Pur senza una pregressa storia autoctona. La diversità ha saputo far crescere e valorizzare l’umanità.
Nov 2, 2018 |
Fiducia!
Parola a volte magica, fino ad assumere significati diversi e personalizzati.
f. in Dio, negli uomini, nella fraternità umana, nella scienza, nel progresso sociale; f. nella vittoria; f. nella propria stella, nelle proprie forze; f. illimitata, assoluta; abusare della f.
È un atteggiamento che mette in movimento se stessi e gli altri, che attiva un circuito di relazioni positive e negative!
È certamente il traguardo per la ripartenza.