Esco da Tiberiade con una splendida giornata di sole. È domenica e dovrebbe essere il primo giorno della settimana, per gli israeliani. Eppure alle ore 6:30 la città si sta animando nei preparativi per la giornata della grande maratona, evento a cadenza annuale. Immagino che l’iniziativa si svolga all’interno della città ed invece scopro che tutte le strade fino a Kinneret, Gorem, Degania Alex, Yardenit e a Ma’agan sono presidiate da volontari e polizia per facilitare lo svolgersi della stesso evento. Si tratta di una manifestazione podistica che si replica nei vari territori della Galilea.
Anche i mezzi pubblici che collegano questa zona, lungo la nazionale n. 1 verso Gerusalemme, sono sospesi.
Naturalmente i pedoni possono tranquillamente transitare lungo il marciapiede e una comodissima pista ciclabile. Oltreoassato l’angolo della punta del lago le strade non sono più compromesse con la maratona.
Inizia una zona che è un giardino di verde lussureggiante ed una miniera agricola. Entro nel recinto di un kibbuz fra filari chilometrici di piantagioni di banana, di arance e mandarini, avocado, pomodori, melanzane. Non mancano allevamenti di bovini, ovini ed avicoli. L’occhio mi ha permesso di contare, in transito, almeno venti camion che trasportano mangime. Dopo la festa bisogna rifornire gli allevamenti per la nuova settimana.
Siamo nei territori migliori sia dal punto di vista climatico che di risorsa idrica. Sono passato accanto al più grande deposito e pompaggio d’acqua dI Israele. È presidiato e protetto come una zona militare. Gli israeliani si sono insediati ormai da oltre sessant’anni. Hanno fatto investimenti importanti e realizzato una agricoltura d’avanguardia. La ricerca e la tecnologia caratterizzano la risorsa culturale di questo popolo. E qui trova il massimo della realizzazione. Già negli anni settanta circolavano, nei nostri testi di zootecnia, i livelli avanzati di quella Israeliana.
A Bet She’An e dintorni l’occupazione non è avvenuta con le carezze. La popolazione araba è stata letteralmente allontanata. Dopo il ’48, ed in particolare con la guerra del ’67, il nascente stato israeliano ha colonizzato questo territorio. Fino a Sha’ar HaGolan e a Beit She’An i coloni vivono nell’enclave del Kibbuz. È zona residenziale, dotata di ogni servizio autonomo, un vero proprio grande quartiere, reso sicuro da recinzione e da sbarramento all’accesso. Ho notato pure una persona armata a custodire la strada di accesso al Kibbuz. Intorno al nucleo residenziale si espande la mega azienda agricola, curata e coltivata dai coloni. Le prime esperienze storiche di questa forma di organizzazione sociale sono nate con cittadini ebrei arrivati dalla Russia o Est Europa e che hanno rimodulato il sistema cooperativistico. Oggi l’organizzazione è quella di una normale società d’affari, che differenzia le attività di reddito. In quasi tutti i Kibbuz è presente una offerta di B&B, spesso di elevato livello.
Beit She’An, cittadina di venticinque mila abitanti. Un tempo arabi, oggi prevalentemente israeliani. È stata capoluogo della Decapoli in epoca romana. È presente un parco archeologico ben curato. Il mio alloggio è un piccolo appartamento privato. La fossa del Giordano dista non più di cinque o sei km. Naturalmente il fiume scorre nella depressione e ho di fronte il gruppo montuoso Gilad, territorio Giordano.
Più si procede lunga la strada n. 1 che segue la depressione del Giordano, il verde vira al giallo. Si entra in territorio Palestinese e la fisionomia sociale ed economica muta sensibilmente. Quindici km dopo Beit She’An un checkpoint segna l’entrata nel territorio palestinese. Con molta professionalità e cortesia un giovane soldato mi chiede di fermarmi e mi avvicina un funzionario certamente di grado superiore. Poche domande sulla provenienza e destinazione e se dispongo di armi. Sorrido!!! Gli rispondo che sono solo un “old grandfhater” che va a piedi. Lo sguardo vira alla simpatia ed dopo un controllo del passaporto mi congeda con un saluto di buon cammino. Ho avuto almeno tre randez-vous con forze dell’ordine. Ho incontrato sempre giovani funzionari e con un comportamento professionale e di non rutinarietà.