Riparto dal consiglio di Michel Sabbath, già Patriarca dei Latini in Gerusalemme. Palestinese d’origine che ha vissuto, da Pastore di questa Chiesa, la seconda Intifada del 2000.
“Non pregare per gli israeliani, non pregare per i palestinesi, ma prega perché siano insieme nel tuo cuore” Sulla strada per Gerico lascio tutte le mie impronte in Palestina. Samar mi ha suggerito di non usare il toponimo Cis-Giordania. Siamo il territorio autonomo della Palestina, un incrocio di civiltà e ponte culturale fra Est e Ovest. È il territorio di una grande ricchezza archeologica, fonte di informazioni sugli insediamenti umani e storia del Medio Oriente.
Siamo all’interno dello Stato di Israele e si entra in questo territorio senza soluzione di continuità. Eppure cambia la bandiera, la targa automobilistica, la lingua… entriamo in un territorio molto diverso da un punto di vista orografico, sociale, culturale ed economico. Anche Google Maps ne avverte la differenza è dà informazioni meno precise. L’ottimo servizio sui trasporti pubblici si interrompe e non comunica linee ed orari dei collegamenti fra i due territori. Anche se siamo all’interno dello stesso stato. La moneta è unica e le tasse prendono un’unica destinazione.
Sono arrivato a Gerusalemme. Anzi no, sono ancora alla ricerca della Gerusalemme.
Per il momento lascio a chi mi segue una carrellata fotografica.
Il mio vissuto interiore su questa meta raggiunta è “work in progress”.
L’incontro con la città è un cammino. Ho bisogno di lasciare ancora impronte per entrare e scoprire le dinamiche della difficile umanità che questa comunità sta vivendo.
Sono nella fase di brain-storming, meglio attendere l’arcobaleno per riflettere con la luce del bel tempo in arrivo