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Bilancio? L’etimo implica l’esercizio della pesatura, del dare un valore.
Contare i passi camminati lungo le strade di Israele… mancano i criteri del podista, come si fa di solito quando si fa footing.
Ed è pure un evento così straordinario che non ha i caratteri della visita turistica.
Alla viglia del rientro, non sono neppure sfiorato dal desiderio di restare.
L’anelito a ritornare certamente.
Sono molto felice di aver calcato le strade degli amici del Maestro.
Di quel Maestro che ha sconvolto la storia degli uomini, fino a fare la conta gli anni prima e dopo la sua storia.
Sono felice per essere stato uno dei comuni cittadini che ha incontrato lungo le strade di Nazaret, Tabor, Cafarnao, Tiberiade, Tabga, Magdala, kanna, Gerico e Gerusalemme.
Delle persone che lo hanno aspettato ai crocicchi per vederlo, per salutarlo, per sfiorare la sua tunica, per chiedergli l’autografo, per fare un selfie, per porgli la domanda se aveva intenzione di fare una associazione, un partito…
Molti hanno esitato, erano guardinghi, ed io uno di loro, prima di andare agli incontri di quel populista… rompeva le regole del sabato del buon ebreo, entrava nella casa di Zaccheo, esoso esattore, avvicinava i lebbrosi, donne peccatrici, perdonava il ladrone…
Se prendi la tessera del suo partito, diventi un eletto.
Un vero populista per la società del tempo. I notabili del potere gli stavano alla larga.
Gli eventi di quel ieri… oggi avrebbero i caratteri sociali del 2018.
Che Israele sia un paese dove è difficile e pericoloso vivere, non l’ho percepito.
Non ho mai vissuto il ben che minimo senso di paura, dovunque sia passato.
Non nei quartieri o territori palestinesi, non nella confusione dei shuk, non nella solitudine di strade desertiche, non all’interno delle strade di campagna del Kibbutz…
Non ai controlli dei militari, non all’incontro, ovunque lungo le strade, di giovani militari armati.
Non in autobus seduto accanto ad un soldato con un mitra a tracolla, che sta andando al lavoro. Ho visto coppie, sulla strada del ritorno a casa alla sera, con equipaggiamento non da camera.
Mi sono chiesto se questo è frutto della mia incoscienza e di eccessiva sicurezza.
Sono convinto che i miei passi sono monitorati non solo dal gps che ho in tasca, ma da quel GPS che AMA i miei passi, anche quando penso di essere autosuffiente.
Quel Maestro che qui è vissuto, che ha accompagnato, ha guarito, ha camminato, ha sfamato, ha insegnato lungo i tratturi di questa terra, svegliando gli abitanti dei villaggi dal loro torpore…è certamente al mio fianco. Lo sento con il passo avanti il mio.
Quando mi sente con il fiatone, mi dà un sorso d’acqua e mi dice: ci fermiamo al prossimo bar a prendere un caffè. La stanchezza non manca, ma quando si cammina in compagnia di amici, la fatica sembra condivisa

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